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al testo di Robert Wasp Pirsig
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Ho smesso con l’odio: la coda soprattutto tende la cometa nell’orbita, io la lasciai di ghiaccio perché si sciogliesse dove fioriva l’acqua. E l’acqua mostrò come in un adulto si muovono le remore. Corpi accostati ma di tutt’altro genere. La finisco con l’odio, simulo in fretta il vento, sbuffo, accalco sul muro altri rinvenimenti, figure temo. L’estate morta cadeva dal costume sulla sedia, scostumatamente poggiata alla spalliera. Per questo sbandai, ma era un riccio lacrimale con la piccola voce velata insistente controllata da un lato, per dire prendi una legittima indifferenza dall’odio, dalla coda dell’occhio, dall’orbita, prendi il costoso timbro dell’abbandono e prendi il distacco dalla mancanza di seguito per menare passi sopra una lastra incandescente: è la strada quando riparti carico del fervore dell’universo - ammettendo che l’universo si allarghi con la stessa dinamica nel vuoto sempre - e solo sono resti.
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